A Barrafranca festa e devozione per le “tavulate” di San Giuseppe
La festa di San Giuseppe ha visto infatti la partecipazione di tantissimi cittadini barresi, dei disabili dei Csr di Barrafranca ma anche della provincia di Enna, Caltanissetta e Catania, oltre ai vertici della struttura riabilitativa, primi tra tutti il presidente del Csr, ing. Francesco Lo Trovato, ed il procuratore del Csr Calogero Vetriolo.
“Per questa giornata abbiamo voluto utilizzare come slogan la frase Noi uguali a voi – ha spiegato Vetriolo – a sottolineare lo spirito fortemente solidale con cui abbiamo dato vita alla manifestazione, incentrata sull’integrazione sociale che da sempre contraddistingue l’operato del Csr e delle Aias”. Uno spirito di integrazione testimoniato innanzitutto dai 16 attori che hanno interpretato, nelle quattro tavolate allestite all’interno del salone teatrale del Csr e durante la recita della fuga in Egitto, i ruoli di San Giuseppe, della Madonna, di Gesù Bambino e dell’Angelo: ad essere coinvolti infatti sono stati i bambini diversamente abili del Csr barrese assieme a quattro piccoli extracomunitari e ad altri bambini normodotati. “Una bella festa – ha esclamato il presidente del Csr, Lo Trovato – in grado di unire le bellissime tradizioni popolari di un tempo, la religiosità, il buon cibo e l’amore per i nostri piccoli figli disabili”.
La storia della festa: tradizione popolare e devozione
La festa di San Giuseppe è molto sentita e ha sempre rivestito una grande importanza. E’ la prima festa di Primavera, la natura si risveglia, il grano comincia a maturare e si sperava in un buon raccolto. Ma non solo. E’ anche una festa che risponde ad una esigenza caritativa, in cui si offriva un pasto abbondante agli indigenti tramite le tradizionali “tavulate”. I proprietari terrieri, ormai consapevoli che il raccolto avrebbe fornito cibo a sufficienza, esaurivano le scorte allestendo ricche mense. Per rendersi conto dell’importanza di queste offerte votive di cibo, bisogna riportarsi alle precarie condizioni economiche del tempo.
Un’altra pratica devozionale, oggi scomparsa, chiarisce meglio la diretta dipendenza tra ex-voto e offerta di cibo: in caso di grazia ricevuta, si usava promettere alla Madonna l’invito a pranzo di giovani ragazze indigenti, dette “i virgineddi”.
Nella rappresentazione di San Giuseppe, i personaggi protagonisti sono la Sacra Famiglia, l’Angelo e i tre Ufficiali di Erode a cavallo, impersonati nella manifestazione del Csr di Barrafranca da 16 bambini. Si rappresenta così la fuga in Egitto. Gli ufficiali di Erode vestono costumi dalla foggia spagnoleggiante di raso, seta e velluto e portano sul copricapo dei vistosi pennacchi bianchi. La festa di San Giuseppe segue un cerimoniale che si tramanda immutato nel tempo e che ruota attorno alla recitazione di un testo sacro composto dall’abate Giuseppe Nicolò Baldassarre Russo, risalente al 1800. Il testo fa parte di una consolidata tradizione popolare che vuole la Sacra Famiglia salvata dagli emissari di Erode, durante la strage degli innocenti da un Angelo, che apostrofa gli ufficiali di Erode “Deh! Fermate la barbara mano, troppo ancora quel giorno è lontano che immolato l’agnello sarà…” e riesce ad incutere loro il timore di Dio ed il rispetto del suo figliolo. Finita la recita dei Cavalieri di Erode, il Bambin Gesù benedice “a Tavulata” con queste parole: “Biniditta a cena, biniditta a Maddalena, biniditti tutti quanti: ‘u Patri, ‘u Figghiu e ‘u Spirdu Santu”.
Le “Tavulate” e il pranzo di San Giuseppe
Come da tradizione, al Csr di Barrafranca sono state allestite quattro tavolate, oltre all’altare imbandito con i pani di San Giuseppe e i frutti della terra- Le tavole sono state apparecchiate con preziosi merletti, lenzuoli e immagini di San Giuseppe. La festa cade nel periodo della Quaresima, per cui non vengono preparati piatti a base di carne. Il piatto caratteristico della festa è il minestrone di lasagne casalinghe, arricchito ed insaporito con verdure di stagione, legumi e finocchietti selvatici, che viene cotto nel cosiddetto “cadaruni”, un grosso calderone in rame. Questa pietanza è seguita da secondi di verdure fritte e da pregiati dolci fritti. Un “ruolo” da protagonista è rivestito dal tradizionale pane di San Giuseppe, spennellato prima della cottura con albume d’uovo e arricchito subito dopo con “giurgiullina” (semi di sesamo” e “paparina” (semi di papavero). Il pane è stato realizzato con forme diverse, che rappresentano la Madonna, gli arnesi e gli utensili utilizzati dal falegname Giuseppe. Un tempo il pane di San Giuseppe assolveva le funzioni di ex-voto e riproduceva quelle parti del corpo che erano state affette da malattie.